martedì 9 giugno 2009

MOSTRA



Il segno di Goya


I Disastri della guerra


Nel 1808 Napoleone Bonaparte approfitta di una grave
crisi scoppiata all’interno della casa reale spagnola, che vede
contrapposti il re Carlo IV e suo figlio Ferdinando VII. Le truppe
francesi, in questo momento di debolezza e confusione, invadono
e occupano la Spagna.
Si ritireranno definitivamente solo nel 1814.
Per la popolazione spagnola si aprono sei anni di occupazione da
parte di un esercito straniero, fatti di violenze, angherie, massacri,
stupri, saccheggi e carestia. Dopo la liberazione, la corona passa
a Ferdinando VII che abroga la Costituzione liberale del 1812,
instaura una monarchia assoluta, facendo sprofondare la nazione in
un oscurantismo medievale.
Goya è testimone oculare degli eventi e nelle ottanta incisioni
dei Disastri della guerra documenta gli anni bui dell’occupazione
francese, partendo dal dato di cronaca e arrivando all’universale
condanna di qualsiasi conflitto bellico e a una dolente riflessione
sulla natura umana. La serie, eseguita nel secondo decennio
dell’Ottocento, venne pubblicata per la prima volta parecchi anni
dopo la morte di Goya, nel 1863. In queste tavole l’artista inaugura
un’iconografia nuova, senza precedenti, e rompe radicalmente con
una lunga tradizione artistica in cui le battaglie erano lo spunto
per celebrazioni retoriche dei vincitori, rappresentando la realtà
secondo categorie di pensiero ancora oggi valide e già punto di
riferimento per le opere di impegno civile di artisti come Picasso,
Daumier e Otto Dix.
La serie è tripartita: le prime quarantasette tavole raccontano il
conflitto vero e proprio e le stampe in cui vengono esibite le violenze
commesse dai soldati propongono immagini raccapriccianti, senza
confronto nella storia dell’arte per violenza e brutalità. Dalla
quarantottesima alla sessantaquattresima stampa si apre un ciclo
dedicato alla fame. Le conseguenze degli eventi nefasti decimano
la popolazione colta in scene desolanti, prive di azione. Negli
ultimi sedici fogli si esce dal racconto per trascendere a un’altra
dimensione, quella dell’allegoria. Goya stesso li chiama i “capricci
enfatici”, con un esplicito riferimento alla sua prima serie di incisioni,
la più celebre, i Capricci, pubblicati nel 1799.
Apparizioni misteriose, metafore ambigue di non facile interpretazione
e figure grottesche sono gli elementi ricorrenti in queste opere. Il
messaggio trasmesso rimane lo stesso delle prime sessantaquattro
stampe, ma cambia radicalmente il linguaggio. Il ciclo termina con la
tavola dedicata all’immagine della Verità defunta: degna conclusione
di una parabola nera, una parabola senza tempo!


19 aprile - 6 settembre 2009
Cava de’Tirreni - Galleria Civica d’Arte



Orari
martedì-giovedì: 18.00 – 21.30
venerdì, sabato e domenica: 18.00 – 22.30
ultimo ingresso: 45 minuti prima dell’orario di chiusura


Infoline e prenotazioni gruppi e scuole
tel. +39 089 682303 - fax. +39 089 682146
www.cittadicava.it www.cavacultura.it
goya@comune.cavadetirreni.sa.it

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